Vezzi Portio

Incastonato nell’alta Val Sciusa, tra Noli, Spotorno e Finale, e da tutti questi centri facilmente raggiungibile, l’abitato di Vezzi Portio è costituito dall’ unione delle quattro località di Portio, Magnone, San Giorgio e San Filippo. Non quindi un unico paese, ma quattro frazioni distinte, una dirimpetto all’altra, immerse nel verde della rigogliosa vegetazione mediterranea circostante. L’architettura è quella tipica ligure, con case addossate le une alle altre, inglobate talvolta fino quasi a non distinguerne i contorni: l’utilizzo della pietra a vista rende alcune costruzioni antiche ancora più suggestive. In ogni frazione esistono numerosi ed un affascinanti segni, spesso ignorati, che tuttavia non mancheranno di sorprendere il viaggiatore curioso, segni di viva testimonianza di una civiltà pluri-millenaria; si trovano le chiese ed gli oratori, tra cui spicca la bella chiesa secentesca di San Salvatore, in località Magnone, che rappresenta il monumento più importante del Comune. Presenze di scorci perduti, percorsi scolpiti nella roccia; innumerevoli suggestioni del Finalese, che si sveleranno al turista.

In periodo estivo si svolgono feste e sagre; il cibo quindi come cultura di un territorio dove il turista è benvenuto, e può trovare una dimensione di quiete e relax, lontano dall’ afa e dalla calura estiva, con il grande vantaggio di essere a pochi minuti di auto dalla costa. L’ospitalità è garantita da piccoli ma accoglienti bed and breakfast e locande, oltre alla presenza di una trattoria rinomata per i suoi piatti tipici. Sul territorio si coltivano ancora vitigni autoctoni, come la Lumassina e il Barbarossa, oltre alla presenza di diversi vigneti. L’oratorio in frazione San Giorgio offre un piccolo gioiello: il Museo delle Api. Il Cav. Cappelletti donò, ai padri Benedettini della vicina Finalpia, la sua impressionante collezione di oltre 2000 pezzi provenienti da ogni parte del mondo, e che raccontano il meraviglioso mondo dell’ apicoltura; veramente curiosi alcuni degli oggetti esposti, interessanti anche per i non intenditori della materia (Per visite chiamare il numero di telefono: 019603129).

…l’abbraccio all’alba dei noccioli guazzosi; il pozzetto ostruito dal capelvenere dove vado ad attingere l’acqua trasudata dalla roccia; i candelabri azzurri della cicoria che al primo sole si spengono; la pianta di malvone che all’improvviso, come per malefizio, rientrò l’unico fiore di cui spiavo lo sbocciare. Il contatto della terra mi ringiovanisce. In vista, laggiù, le arme: i monti di pietra rosa di Finale….”

Così descriveva uno scorcio di Vezzi il famoso poeta Camillo Sbarbaro, rifugiato durante la seconda guerra mondiale in località Borsana, ora abbandonata.

 

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